di
Attilio Folliero, Cecilia Laya e Tito Pulsinelli
Secondo
gli ultimi dati pubblicati dal Banco Mondiale, gli otto paesi che conformano l’ALBA (1) sono quelli che maggiormente sono cresciuti fra
il 2009 ed il 2010: il PIL dei paesi dell’ALBA è cresciuto del 33,43%, seguto dai 5 Paesi che
conformano l’area geografica dell’Africa
Meridionale (2), cresciuti del 28,81%, dai 12 paesi dell’UNASUR (3) al 27,07%, dai
33 paesi dell’America Latina che conformano la CELAC (4) al 25,41%, dai
5 paesi dell’ASEAN (5) al
24.39%, dai 5 del BRICS (6) al 22,37% e dai 6 paesi della OCS (7) in crescita del 19.36%.
I
paesi del cosiddetto blocco occidentale, che ben rispondono alla definizione di
Paesi Industrializzati Altamente
Indebitati (PIAI), sono al di sotto della crescita media mondiale; infatti,
mentre l’economia mondiale è cresciuta complessivamente dell’8,92%, l’Oceania (Australia e Nuova Zelanda) è cresciuta
del 7,68%; i paesi del Nord America del
5,06%; i Paesi dell’OCSE (8) hanno
fatto registrare una crescita del 4,74%; quelli del G7 (9) solamente del 3,76%; l’Europa nel suo complesso
è cresciuta dell’1,42%. I 27 paesi che conformano l’Unione Europea (10) ed
i 17 dell’Area Euro (11) sono
in decrescita, rispettivamente dello 0,49% e del 2,14%.
I
sedici paesi che conformano geograficamente l’Europa Meridionale e che ben può definirsi Europa Latina (12), hanno sperimentato una decrescita del 3,45%
ed è l’area del mondo che ha perso maggior potere fra il 2009 ed il 2010.
Per
quanto riguarda i singoli paesi, la Mongolia
é in assoluto il paese con la più alta crescita: fra il 2009 ed il 2010 è aumentato del 35,27%; tra i paesi importanti, a più forte crescita troviamo l’Indonesia (31,00%), il Brasile (30,94%), l’India (25,40%), la Russia (21,10%), il Venezuela
(20,15%), l’Argentina (20,04%), la
Cina (18,74%). Dei sette Grandi, il Canada è l’unico ad avere sperimentato
una forte crescita (17,90%); il Giappone
è cresciuto dell’8,46%, il Regno Unito
del 4,16% e gli USA del 3,83%; la Germania, che occupa il posto 150 nella
lista dei paesi in base alla crescita, è in decrescita dello 0,55%, la Francia al posto 167 retrocede del 2,83%
e l’Italia al posto 169 decresce del
2,83%.
In
attesa che il Banco Mondiale pubblichi i dati del 2011, prevedibilmente nel
prossimo mese di luglio, possiamo anticipare che i paesi dell’ALBA, trainati
dalla crescita del Venezuela, continueranno ad essere protagonisti anche per
l’anno 2011 e seguenti.
Da
quando il Venezuela è governato dal presidente Hugo Chávez, secondo i dati del
Banco Mondiale, lo sviluppo è stato enorme, trascinando nella crescita anche i
paesi dell’ALBA. Chávez arriva al
governo nel 1999, peró nei primi 4 anni, oltre ad occuparsi delle grandi
riforme istituzionali, deve fronteggiare un colpo di stato, nell’aprile del
2002 ed una serrata patronale di due mesi, dal dicembre 2002 al febbraio 2003,
che letteralmente azzera la produzione petrolifera, principale attività
economica del paese. Dal 2003, quando il PIL del Venezuela ascendeva a 83 miliardi di dollari USA, lo 0,22%
del PIL mondiale, è passato ad oltre 391
miliardi nel 2010, con una incidenza dello 0,62% sul PIL mondiale; da
quinta economia dell’America Latina (dietro a Messico, Brasile, Argentina e
Colombia) e 44° economia del mondo, che era nel 2003, è passata ad essere la
terza economía dell’America Latina, dopo
Brasile e Messico, superando Argentina e Colombia e 25° economia del mondo nel
2010.
Tra
il 2003 ed il 2010 la crescita venezuelana è stata del 368,59%; solamente 4
paesi hanno avuto una crescita superiore: Azerbaijan
(611,60%), Angola (508,59%), Kazakistan (383,43%) e Guinea Equatoriale (374,41%). Nello
stesso periodo, il Brasile è
cresciuto del 277,92%, la Cina del
261,17%, la Russia del 243,87%, l’India del 188,11%. I paesi del G7 hanno
avuto crescite modeste: Canada 82,13%,
Francia 42,84%, Italia 36,08%, Germania 35,35%, USA 31,54%, Giappone 29,08%, Regno Unito
21,58%.
Nello
stesso periodo, fra il 2003 ed il 2010, per quanto riguarda i blocchi economici,
quelli che sono cresciuti di più sono: OCS
(259,43%), Unasur (246,72%), Brics (241,60%), Alba (233,23%) e Celac
(159,63%); al polo opposto, i blocchi cresciuti di meno sono: Area Euro (42,45%), Unione Europea (42,24%), Paesi OCSE (41,31%) e G7 (33,69%).
In
sostanza possiamo dire che il baricentro del mondo, si sta spostando sempre più
verso America Latina ed Asia; in particolare i paesi del BRICS, dell’ALBA e
dell’OCS avranno un ruolo sempre maggiore ed il BRICS è destinato a superare a
breve il G7.
Confrontando
l’evoluzione negli ultimi 20 anni, tra
aeree e blocchi geopolitici, risulta evidente che il polo incentrato sugli Stati Uniti e l’Europa (G7, Unione Europea e paesi dell’area Euro) – identificabili
come PIAI o vassalli della NATO - sono in fase calante. In ascesa i blocchi dei
paesi asiatici e dell’America Latina
(BRICS, OCS, UNASUR, ALBA e CELAC).
I paesi del G7, che
nel 1993 producevano il 67,45% del PIL
mondiale, nel 2010 producevano solo il 50,25% e sicuramente nel corso del 2011
sono scesi al di sotto del 50%; i paesi del BRICS invece, che nel 1992
rappresentavano il 6,72% del PIL mondiale sono triplicati, arrivando al 18,31%
nel 2010; cosi pure i paesi della Cooperazione di Shangai (OCS) sono passati
dal 3,67% al del 1993 al 12,02% nel 2010.
Vanno su quelli che hanno tralasciato o abbandonato l’ortodossia neoliberista e i diktat del FMI e delle elites finanziarie. Per il futuro a breve e medio termine, possiamo senz’altro dire che i paesi dell’America Latina e dell’Asia continueranno a crescere, mentre si accentuerá il declino progressivo dei PIAI, che fanno capo agli USA ed all’Europa occidentale.
Riguardo
il Venezuela, tutto indica che non si fermerá la forte crescita, visto che la
produzione di petrolio é programmata per elevarsi dai 2,99 milioni di barili al
giorno del 2011, ad oltre 5,81 per il 2018 (13), grazie a circa 100 miliardi di dollari di
investimenti, versati sia dal Venezuela che da compagnie petrolifere di
numerosi paesi, tra le quali vi è la partecipazione dell’ENI, con oltre 7
miliardi; il settore delle costruzioni contribuirà enormeente alla crescita del
paese, considerato che è prevista, per i prossimi 5 o 6 anni, la costruzione di
circa 3 milioni di appartamenti, settore che ovviamente trascinerà nella
crescita anche l’indotto (cemento, ferro, ceramica, infissi, …); inoltre, contribuirà
alla crescita del paese, il potenziamento delle infrastrutture e delle comunicazioni,
con la costruzione di migliaia di chilometri della rete ferroviaria, di decine
di chilometri in nuove linee metropolitane nelle principali città, il terzo
ponte sull’Orinoco (con una lunghezza totale superiore ad 11 chilometri ed
equivalente a quasi tre volte il fantomatico e mai realizzato Ponte di Messina,
in Italia) e numerose imprese stategiche, tra cui quella dedicata alla
progettazione e realizazione di satelliti per telecomunicazioni. Non è affatto
azzardato prevedere che il nostro amato Venezuela nel prossimo quinquenio entri
a far parte del ristretto gruppo di paesi che hanno un PIL dell’ordine del
migliaio di miliardi di dollari.
Il
Venezuela, inoltre è destinato ad entrare presto nel gruppo dei paesi a reddito
alto; secondo il Banco Mondiale, per l’anno 2010, si considerano a reddito alto
i paesi che hanno un reddito procapite superiore a 12.276 dollari annui; per il
2010, il reddito procapite del Venezuela era di 11.590 dollari ed era inserito
tra i paesi a reddito medio alto; grazie alla crescita in atto entrerà presto a
far parte dei paesi a reddito alto e successivamente ad avvicinarsi sempre più
al reddito di quelli che fino ad oggi possiamo considerare i paesi più ricchi
del mondo, sempre che continui la
attuale politica portata avanti dal governo di Hugo Chávez.
Ricerca a cura di: Attilio Folliero, Cecilia Laya e Tito Pulsinelli (14)
Caracas, 30/04/2012 –
Aggiornamento 12/05/2012
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Notas
1) Gli 8 paesi che formano l’Alleanza Bolivariana per i
Popoli di Nostra America – Trattato sul Commercio dei Popoli (ALBA-TCP) sono: Antigua
e Barbuda, Bolivia, Cuba, Dominica, Ecuador, Nicaragua, San Vicente y las
Granadinas, Venezuela;
2) I 5 paesi che formano geograficamente l’Africa meridionale
son: Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland;
3) I 12 paesi che conformano la Unione di Stati Sudamericani
(UNASUR) sono: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana,
Paraguay, Perú, Surinam, Uruguay e Venezuela;
4) I 33 paesi che fanno parte della Comunità di Stati
Latinoamericani e Caraibici (CELAC) sono: Antigua e Barbuda, Argentina,
Bahamas, Barbados, Belice, Bolivia, Brasil, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba,
Dominica, Ecuador, El Salvador, Granada, Guatemala, Guyana, Haití, Honduras, Giamaica,
Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perú, Repubblica Dominicana, Saint Kitts e
Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Surinam, Trinidad e Tobago,
Uruguay e Venezuela;
5) La Associazione di Stati del Sud-est Asiatico (ASEAN) è
formata da 10 paesi (Brunei Darussalam, Cambogia, Indonesia,
Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam); in questa
nostra ricerca prendiamo in considerazione
solamente i 5 paesi più grandi per i quali esistono dati certi per il periodo
analizzato: Indonesia, Malesia, Filippine, Tailandia e Vietnam;
6) I 5 paesi del BRICS sono: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica;
7) I 6 paesi membri della “Organizzazione della Cooperazione
di Shanghái” (OCS) sono: Cina, Russia, Kazakistan, Kirgikistan, Tagikistan e
Uzbekistan; attualmente sono entrati come osservatori altri 4 paesi (India, Iran,
Pakistan e Mongolia), che in futuro potrebbero entrare a pieno titolo nella OCS;
inoltre, sono in corso trattative con altri due paesi (Bielorussia e Sri Lanka);
infine, in Serbia ci sono partiti e movimenti che invece dell’ingresso nella
Unione Europea stanno facendo pressione per avvicinarsi alla OCS, organizzazione
che quindi in un futuro non tanto lontano potrebbe assumere un ruolo rilevante
a livello mondiale;
8) L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo económico
(OCSE), conosciuta come “club dei paesi ricchi” fino al 2010 aveva 33 paesi
membri: Canada, USA, Regno Unito, Danimarca, Islanda, Norvegia, Turchia,
Spagna, Portogallo, Francia, Irlanda, Belgio, Germania, Grecia, Svezia,
Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia, Giappone, Finlandia,
Australia, Nuova Zelanda, Messico, Repubblica Ceca, Ungheria Polonia, Corea del
Sud, Slovacchia, Cile, Slovenia e Israele; alla fine del 2010 è entrata anche
l’Estonia e pertanto i paesi membri attualmente sono 34;
9) Il Gruppo
dei sette o dei sette grandi (G7) è costituito da: USA, Giappone, Germania,
Francia, Regno Unito, Italia e Canada;
10) I 27 paesi che attualmente formano l’Unione Europea sono:
Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovacchia, Slovenia,
Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda,
Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo,
Regno Unito, Romania e Svezia;
11) I 17 paesi dell’Unione Europea che hanno adottato l’Euro (Eurozona)
sono: Germania, Austria, Belgio, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Estonia,
Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Portogallo;
ricordiamo che l’Euro è stato adottato anche da altri 6 paesi (Monaco, San
Marino, Vaticano, Andorra, Montenegro e Kossovo) e dai territori britannici in
Cipro (Akrotiri e Dhekelia) e per le sue emissioni filateliche anche dal
Sovrano Militare Ordine di Malta, stato senza territorio riconosciuto dall’ONU;
12) I 16 paesi che formano geograficamente l’Europa del Sud e
che Félix Martin Rodríguez Melo ha
giustamente denominado “Europa Latina”,
sono: Albania, Andorra, Bosnia ed Herzegovina, Croazia, Slovenia, Spagna, Gibilterra,
Grecia, Italia, Kosovo, Macedonia, Malta, Montenegro, Portogallo San Marino e Serbia;
14)
Attilio
Folliero è un italiano residente in Venezuela, laureato in Scienze Politiche all’Università
“La Sapienza” di Roma; attualmente professore contrattato della Facoltà di
Scienze delle Comunicazioni (Escuela de Comunicación Social) dell’Università
Centrale di Caracas (UCV); Cecilia Laya è una economista venezuelana, con
cittadinanza italiana, laureata in Economia presso la UCV, attualmente funzionario
della Università “Simon Bolivar” di Caracas (USB); Tito Pulsinelli è un sociologo
italiano dell’Università di Trento, analista ed osservatore geopolítico; i tre
furono tra i fondatori del sito web lapatriagrande.net e sono membri del FREVEMUN
(Fronte dei venezuelani del mondo) e di COVENPRI (Associazione venezuelana di
professionisti delle relazioni internazionali e difensori della solidarietà
mondiale)
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